ALESSIA VILEI

Psicoterapeuta

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PNL: definizione e allegra storia della nascita della Programmazione Neuro Linguistica

Programmazione Neuro Linguistica

Le origini della PNL

PNL è l’acronimo di programmazione neurolinguistica, infatti rappresenta un approccio integrato di teorie e tecniche psicologiche fondata sul presupposto che l'individuo interagisca nelle sue componenti di linguaggio, di convinzioni e fisiologiche, nel creare percezioni con determinate caratteristiche qualitative e quantitative: l'interpretazione soggettiva di questa struttura dà significato al mondo. 

La PNL è ampiamente diffusa nell’ambito del marketing e del coaching proprio perché ha un approccio molto facile al cambiamento e al raggiungimento dei propri obiettivi, tuttavia, in psicoterapia va ben oltre questo.  Nel valutare le opinioni in merito, quindi, è bene non confondere questi aspetti, e considerare che i terapeuti formati in questo orientamento hanno una preparazione che fonda le sue basi in un approccio centrato sul cliente, bioetico, che integra diverse scuole, secondo un’idea di terapia breve e strategicamente orientata . 

Cosa significa PNL? 

La Programmazione Neuro Linguistica definisce l’approccio di quella parte della psicologia che, facendo riferimento al modo in cui usiamo il linguaggio, deriva l'idea che ci sia una connessione fra questo ed i processi neurologici sottostanti. Si ritiene che, modificando il primo, si possa modificare l’esperienza e quindi creare nuovi apprendimenti,  organizzati per raggiungere specifici obiettivi nella vita. 

Spesso viene associata alle tecniche di marketing e vendita, al coaching, al pensiero positivo degli slogan motivazionali del tipo “se vuoi, puoi”…ma in realtà è molto di più: è un approccio allo studio del funzionamento della mente che è diventato un modello terapeutico in psicologia, valido e riconosciuto. La PNLterapia è inoltre uno dei pochi che possano essere considerati integrati, ovvero, che accolgano modelli di intervento psicoterapeutico differenti. “Tutto cominciò molto tempo fa (all’inizio degli anni Settanta), quando un giovanotto curioso si imbatté in un terapeuta che era anche un pò mago, il dott. Fritz Perls. Quando parlava con i clienti, riusciva a fare con le parole delle cose che sembravano magiche. Man mano che quel ragazzo curioso ascoltava le audiocassette e le trascriveva, si divertiva ad imitare gli schemi linguistici di Fritz Perls. In seguito, continuando questo gioco in altri contesti e con alcuni dei suoi studenti al college, scoprì di poter effettivamente ripetere la magia della Terapia della Gestalt. Questo sorprese tutti, ma non quanto stupì lui stesso. Ne rimase esterrefatto. È qualcosa di magico! Come funziona? Per scoprirlo, prese contatto con uno dei suoi professori, un giovane docente di linguistica, perché lo aiutasse a capire come delle semplici parole e il solo fatto di esprimerle in modo speciale potessero avere un effetto così magico. 

Così iniziò il viaggio. Ben presto trovarono un altro ‘mago delle relazioni’: Virginia Satir, rinomata ideatrice del lavoro sulle famiglie; e cominciarono a giocare anche con la struttura linguistica della sua magia. In seguito si imbatterono in un altro mago ancora, il più grande fra tutti, il quale usava le parole per ipnotizzare e per creare nuove realtà nell’ambito della psicologia: il dottor Milton Erickson, psichiatra, psicoterapeuta, ricercatore eccezionale, padre dell’ipnosi moderna.  Non molto tempo dopo, misero per iscritto le loro scoperte e le raccolsero in un libro, strutturandole, in seguito, in un modello che fu chiamato prima “Meta Modello del linguaggio in terapia”, successivamente abbreviato in Meta Modello.

Da lì a poco nacque un nuovo campo d’azione in psicologia, oggi chiamato PNL, Programmazione Neuro Linguistica. Si dà il caso che quei due primi ‘maghi’, Bandler e Grinder, i due curiosi giovani ricercatori da cui tutto ha avuto inizio, modellarono mettendo in atto la loro ‘magia’ nell’ambito della psicoterapia e/o dell’ipnoterapia colta nei suoi molteplici aspetti da Milton Erickson così tanto da loro studiato. Scoprirono che semplicemente parlando, e parlando in certo modo molto particolare, facilitavano le trasformazioni nella vita delle persone in particolar modo di chi accusava gravi problematiche.

 I due modellatori ne furono assolutamente affascinati. Ne derivarono molte domande. E fu proprio quella meraviglia che li portò a comprendere veramente a fondo la reale struttura di questa nuova modalità di azione.

Osservando la terapia della Gestalt, i sistemi di terapia familiare e l’ipnoterapia clinica, la sistemica familiare fu lungamente scissa in passaggi essenziali e si concentrarono su ciò che funzionava. 

Avevano visto come le diverse psicoterapie funzionavano,  ciascuna di esse aveva per loro suggerimenti ed erano motivo di intuizioni. 

E questo voleva dire senza dubbio che, se funzionavano tutte, con diverse tipologie di persone e su diverse problematiche, doveva esserci alla base un’unica struttura che ne consentiva il funzionamento. Questo fece nascere in loro l’idea che, se fossero riusciti a trovare la struttura che stava al di sotto delle apparenze, dietro e al di sopra dei processi, delle parole, dei rituali, etc., avrebbero potuto apprendere i segreti e “la struttura della magia” che divenne anche il titolo di uno dei loro libri.  Scoprirono che il modellare  ciò che funzionava, funzionava ogni volta e pensarono che in seguito avrebbero potuto trasmetterla ad altri. E così accadde” (Hall, 2006).

I sistemi rappresentazionali in PNL

Nel fare questo, gli studiosi di Programmazione Neuro Linguistica stabilirono l’assunto che ciascuno di noi filtri la propria esperienza nel mondo attraverso dei canali sensoriali. Tali canali sono organizzati  come “sistemi rappresentazionali” (Bandler, Grinder, 1975; 1979). Essi costituiscono delle vie di accesso preferenziali, in ognuno di noi, e che ci consentono di percepire visivamente, auditivamente, olfattivamente, gustativamente e cenestesicamente (cioè tramite sensazioni tattili, propriocettive, e metasensazioni valutative su altre percezioni) ciò che ci circonda, ma anche ciò che la nostra mente crea per noi. 

Cos’è VAKOG nella PNL?

In PNL tutto ciò è conosciuto come VAKOG, che costituisce la struttura profonda della nostra esperienza soggettiva, ovvero il modo in cui l’individuo comunica all’esterno e a se stesso la propria mappa del mondo. Questo principio ci consente, come operatori, da un lato di riconoscere i sistemi preferenziali delle persone per le quali costruiamo le relazioni terapeutiche, dall’altro a modulare le comunicazioni, in virtù della maggiore o minore predisposizione ai canali di accesso ed elaborazione come delineati sopra: «Alcune persone sono più “visive” di altre, pensano per immagini. Altre tendono ad avvertire le cose attraverso i sensi, e altre ancora attraverso i sentimenti, mentre alcuni pensano per mezzo di parole. Per via di queste differenze individuali, abbiamo scoperto che, quando usiamo la parola “vedere” nelle nostre istruzioni delle immagini mentali, alcune persone potrebbero invece “sentire” cosa voglia dire star bene. Dire “vedersi guarire”, avrà per loro il significato di provare la “sensazione” di energia e salute» (Simonton, 1978/2017; p. 140). 

Le submodalità in PNL - Programmazione Neuro Linguistica

Tenuto conto di ciò, è possibile scendere ancora più nel dettaglio dello studio del nostro argomento, introducendo un altro fondamentale concetto in PNL: le cosiddette “sottomodalità” o “submodalità”. Queste sono i singoli elementi che compongono una rappresentazione mentale: la modalità visiva contiene in sé il formato, la brillantezza/opacità, la dimensione, il colore, ecc.; la modalità auditiva è composta da: ritmo, timbro, localizzazione, tono/volume, ecc.; la modalità cenestesica di distingue per: peso, posizione, pressione, temperatura, rigidità, ecc. Attraverso il linguaggio si può modulare ognuno di questi sub elementi, facendo in modo di alterare la percezione della realtà, in maniera differente rispetto all’ordinario, con il fine di modificare un apprendimento (Cameron Bandler, 1985/2007).